
Claudio Nicoli scopre da solo, nei suoi giochi di bambino, le potenzialità e la poesia della scultura.
Una scultura che nasce e continua assieme ad un altro grande amore: quello per i cavalli. L’amicizia con questo animale lo aiuta a seguire un percorso intimo e vitale. I suoi cavalli sono autobiografie, espressioni drammatiche di un’esplorazione interiore di una via dello spirito che nella tensione delle forme cattura il significato archetipico del cavallo, ovvero la ricerca della libertà, della trasgressione, di una vita che non pone limiti al potere dell’immaginazione.
La creta è per Nicoli il pane della memoria che impasta tradizioni, culture, ricordi infantili: nella pianura che ha visto bambino l’artista, la creta era dappertutto, assieme all’acqua. Un invito alla creazione.
Oggi Claudio Nicoli continua ad impastare creta, a modellare questa terra generosa che racconta di paesaggi impressi nel diario dell’anima.